Tradizioni

Il Natale a Pachino

di Rosario Ardilio (05/12/2003)

La data del 13 Dicembre, Santa Lucia, segna a Pachino l'inizio di uno dei periodi più belli e attesi dell'anno: è come se si accendesse una luce particolare, mille colori invadono le strade e la piazza, un intenso andirivieni di grandi e piccini, una frenesia festosa si diffonde…...è Natale.

Derivata dall'antica festa pagana del “Sol invictus”, una grandiosa celebrazione della Luce e del Sole che si svolgeva a Roma fin dai primi secoli dell'era cristiana , come ci racconta Corrado Di Pietro nel suo incantevole “Il Paese del Vento” (Arnaldo Lombardi editore, Avola, luglio 2002), la festività del Natale si arricchì di un nuovo significato con la celebrazione della nascita del Cristo. Del resto Gesù fu presto visto come il Sole Nuovo, la Luce di Israele e l'identificazione con il Natale del Sole Invitto fu quasi spontanea e naturale , ricorda Corrado Di Pietro.

Fin dai tempi più remoti a Pachino il Natale assume però le caratteristiche di una festa vissuta nell'intimo della famiglia, una occasione di riconciliazione e di riaffermazione di quei vincoli sacri che legano tra loro i componenti dello stesso clan familiare. Non ci sono infatti grandi manifestazioni esterne o “di piazza”. L'unico segno esterno, a parte le decorazioni per le vie e la frenesia degli acquisti, è costituito dalla “Novena”.

 

E' questa una antichissima tradizione siciliana, scomparsa dalla maggioranza delle altre città ma che fortunatamente sopravvive nella nostra città.

Dal 15 al 23 Dicembre infatti la Novena viene cantata e suonata davanti alle porte delle abitazioni, dei negozi, dei bar, da gruppi composti da 4-5 suonatori e un cantante, con i quali i proprietari dei locali hanno stipulato il contratto.

Giorno per giorno il cantante, accompagnato da strumenti a fiato (tromba, clarinetto, basso, flicorno e trombone), declama una strofa di una lunga composizione in dialetto siciliano che racconta i nove giorni precedenti la nascita del Cristo.

 

Ricordo con molta emozione la piacevole sensazione che suscitavano in me bambino quelle note ascoltate in lontananza quando, appena giunto da Palermo con la mia famiglia, appunto per trascorrere le vacanze natalizie a Pachino con i nonni e gli zii, ricevevo come un segnale di avvio, come il fischio di inizio di una memorabile partita di calcio, l'aprirsi el cuore ad un periodo di pace e felicità.

In tutte le famiglie, dopo Santa Lucia, si prepara il tradizionale presepe con la collaborazione di tutti. Ancora Corrado Di Pietro ci racconta che “in Chiesa Madre fino agli anni settanta si preparava un grandioso presepe con figure in terracotta colorata alte più di 30 centimetri.


presepe realizzato dalla
Scuola Media Sgroi - 2002


Alle spalle dell'altare maggiore invece, in una mangiatoia dorata, veniva adagiato il bambinello: paffuto, roseo, coi capelli a riccioli d'oro e le braccine allargate…. in porcellana….il bambinello restava nascosto da un velo che poi veniva fatto cadere la notte di natale, nel bel mezzo di una veglia di preghiera….”.

A partire dagli anni ottanta grande interesse hanno suscitato i “presepi viventi” allestiti con molta cura in varie zone della città ed anche in piazza.


Negli ultimi anni l'Amministrazione Comunale ha coinvolto le scuole nella preparazione dei festeggiamenti. Così l'anno scorso ogni istituto di pachino ha curato la realizzazione di un presepe presso una parrocchia. Interessante per esempio il presepe realizzato dal 2° Istituto comprensivo “C.Sgroi” a Marzamemi nei locali della Parrocchia San Francesco di Paola: simbolicamente una processione di soldati gettava le armi nella lava dell'Etna per poi avviarsi, così purificata verso la grotta della natività. Un invito alla pace e alla fratellanza. Un no alla guerra.

E' dunque l'apoteosi della famiglia, della parentela, dell'amicizia il Natale a Pachino. I parenti lontani, gli emigrati, coloro che hanno dovuto cercare lavoro altrove, trovano l'occasione di ritornare per rivedere amici e parenti.

Cambiano i tempi…., cambiano le cose, le case, gli oggetti che ci circondano………...ma la Famiglia resta il perno centrale di tutto, il fulcro attorno a cui ruota la vita sociale pachinese. Per fortuna…..!

Il Natale lo viviamo così, semplicemente, con le persone più care.
Come tanti anni fà….,come sempre.
La notte di Natale grandi e piccini, nonni e nipoti, padri e figli: tutti attorno alla tavola imbandita in attesa della mezzanotte, del miracolo, del mistero.

Il posto d'onore spetta al Padre, al Capofamiglia, al più saggio e anziano.

Anche i dolci e le pietanze sono quelli di sempre: la Mamma, come sempre, ha lavorato sodo, per preparare le pietanze tradizionali. Sono i famosi 33 sapori che la tradizione vuole si debbano assaggiare la notte di Natale. “'Mpanati” di tutti i generi, con la ricotta e le cipolle, con i cavolfiori e la salsiccia…..

I famosi "lolli", maccheroncini fatti in casa e infornati con sugo di maiale, salsiccia, cavolfiori e tanto peperoncino (u pipiolu), spesso cotti all'interno "ri na 'mpanata". A 'ncidda (l'anguilla). Il pollo ripieno di riso. I "cuddureddi cini", dolci ripieni di uvetta, marmellata, fichi secchi, mandorle e noci. A giuggiulena, a base di semi di sesamo, zucchero e miele.

Il Capodanno prima e poi l'Epifania sanciscono la fine di questo dolce periodo dell'anno: il triplice fischio risuona, siamo pronti a ricominciare.

 

SCHEDA : 'A NUVENA RI NATALI

Quannu Cèsiri ittàu
lu gran bannu rivilusu
san Giuseppi si truvàu
san Giuseppi si truvàu
‘nta la ciazza rispettusu.

Tuttu timidu e cunfusu
sintiennu du gran bannu
si ni torna lacrimannu
si ni torna lacrimannu
e nu gran ciantu facìa.

Poi si misi a pinsari:
“Comu fazzu ccu Maria.
Suddu senti stu gran bannu
Suddu senti stu gran bannu
voli vèniri ccu mìa”.

Maria santa rispunnìa:
“Fatta sia la vuluntati”,
mentri idda rifirìa
mentri idda rifirìa:
“Viegnu unni mi purtàti”.

San Giuseppi cu Maria
su' custretti a viaggiari.
Binirittu e rivilusu
Binirittu e rivilusu
a Betlemmi avia mannàri.

“A Betlemmi ama ghiri
unni Cèsiri assolutu
c'iàma scrivìri e paiari
c'iàma scriviri e paiari
a lu re lu so tributu.

 

 

C'era friddu e la ilata
la gran pioggia ca carìa
e chi noia ci vinìa
e chi noia ci vinìa
a la vergini Maria.

Cavalcannu puoi Maria
al di là di Nazaret
san Giuseppi l'assistia
san Giuseppi l'assistia
sempri a fiancu ri Maria.

‘Nta l'amici e li parienti
sunu iuti a tuppuliari:
“Cà nti mìa ci sunu genti
cà nti mìa ci sunu genti
nun vi puozzu arrizzittari”.

Cu' .si fingi ca nun senti
e cu senti fa la scusa:
tuppuliannu fortementi
tuppuliannu fortementi
ogni anima stapi chiusa

Nadda strata e naddu luocu
i ncuntrau nu pilligrinu;
ci ricìa: “Na sta cuntrata
ci ricìa: “Na sta cuntrata
c'è na rutta cca vicinu”,

Ma nun era pilligrinu:
era n'angilu mannatu
dall'lmperu Divinu
dall'Imperu Divinu
e alla rutta l'ha purtatu.

 

 

A la rutta su' arivati
san Giuseppi cu Maria.
Prima Diu ana ringraziari
prima Diu ana ringraziari
e a la celesti Cumpagnia;

mentre l'angelu divinu
l'assistìa cu veru cori
sempri stannici vicinu
sempri stannici vicinu
a Maria la gran signura.

La gran notti s'abbicina
ri la nascita divina:
priparati i vostri doni
priparati i vostri doni
con affettu e con amuri.

Rallegrativi pasturi
ca c'è natu lu Missia,
Betlemmi a lu fridduri
Betlemmi a lu fridduri
nasci a'mbracciu ri Maria.

 

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